martedì 26 aprile 2016

Incontro con l'autore: Paolo Serafini presenta Sovrappeso, 133 grammi

Lo scorso 21 aprile le classi IV D e III A hanno incontrato lo scrittore Paolo Serafini, autore di due libri: "Asthma ed io", pubblicato nel 2014, e il  libro del 2015  citato nel titolo, di cui riportiamo la trascrizione fedele dell'evento. Un incontro emozionante e profondo,in cui il mondo dello scrittore adulto e maturo nelle sue convinzioni colte si è confrontato con le domande, a volte profonde, a volte stimolanti, dei giovani.
Grazie a Paolo e ai miei ragazzi per questa bella sinergia. Rosy

“Sovrappeso, 133 Grammi”
Incontro con l’Autore Paolo Serafini
Domande degli Studenti della IV D

1.    Perché “sovrappeso”?
Il titolo del libro è un’allegoria che appunto dev'essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Il termine sovrappeso indica generalmente un eccesso di peso rispetto agli standard fissati. E’ il risultato, il più delle volte, di una cattiva alimentazione e di uno stile di vita sedentario. E’ un fattore manifesto nelle popolazioni “più civilizzate”. Qui è inteso come un eccesso, una cupidigia, di chi più ha, rispetto a chi meno ha. E’ la sproporzione manifesta tra i Paesi ricchi e i Paesi poveri, una diseguaglianza che è la madre di tutti i mali, dalla schiavitù, alla corruzione, alla criminalità organizzata. Se da una parte si spreca, dall’ altra 870 milioni di persone soffrono di fame. Il Mondo è diviso a metà, anche se ci sarebbero risorse per tutti. Una parte spreca e l’altra necessita. Cinicamente, si potrebbe affermare che per quante persone vanno in sovrappeso altrettanto ne soffrono o muoiono per fame. E’ come se qualcuno, un gigante sovraumano, un Golia senza un David che lo contrasti, con un grosso coltello avesse reciso di netto la Terra, al pari di un frutto succoso, decidendo a priori a chi toccasse la parte buona, zuccherina e a chi i semi e gli scarti. Un cameriere attento alle esigenze occidentali, un servitore invisibile ed encomiabile affinché si mantenga da un lato l’eccesso e, dall’altro, l’”anoressia umana”. Il sovrappeso, di cui si parla nel manoscritto non è quello del corpo ma, bensì, quello dello spirito. E’ il sovrappeso concettuale dell’uomo, capostipite del genere umano per eccellenza. Al suo primato, si contrappone un sovrappeso spirituale e cerebrale tanto inutile quanto dannoso, nefasto, in particolare per le donne che gli vivono a fianco. E’ il sovrappeso di una genia maschile che mostra ogni giorno le sue deviazioni gratuite, tra una violenza e un’uccisione ricorrente. Un’inciviltà che deve, può, esser denunciata per fare autocritica, modificare la cultura, i comportamenti e rimediare, per quanto possibile, alle atrocità commesse nel Mondo.
I 133 Grammi sono la differenza del cervello dell’uomo adulto rispetto a quello della donna. Questa diversità, questi 133 grammi di cervello in più nell’uomo italiano rispetto a quello della donna, come scriveva Morselli, un celebre psichiatra e antropologo che innovò profondamente la medicina e la psichiatria italiana, non sprigionano e non garantiscono il risultato atteso, se non in rare eccezioni che confermano appunto la regola. La minor dimensione non arreca con sé, inesorabilmente, l'inferiorità fisiologica, tanto meno quella psicologica della donna.  Questa maggiore massa può essere considerata un “sovrappeso”. Per similitudine, è come se noi uomini, nel nostro cammino di vita, ci caricassimo di un peso, di uno zaino senza provviste, dal quale non scaturisce alcuna utilità, nessun vantaggio, anzi cattive azioni. Ben possiamo definire questa maggiore dimensione cerebrale, una zavorra, un eccipiente, che nulla toglie o aggiunge al principio attivo.
Ecco, allora, il titolo: Sovrappeso,133 Grammi, un libro dedicato alle donne.
  
2.     Che cosa l’ha portato a parlare di temi cosi profondi?
Leggere i giornali vuol dire tenersi informato, accrescere la propria cultura e capacitarsi di ciò che accade intorno a noi, e non solo. La cronaca poi ci parla della nostra parte insana. Ci mostra l’oscuro, il male, ciò che non si dovrebbe fare all’altro. Sono anni, che ogni giorno, e purtroppo non cessa, che non si legga della violenza nei confronti delle donne. Omicidi, stupri, torture, in ogni luogo, di continuo, senza vi sia una colpa, una punizione, una redenzione. Ciascuna coscienza libera, rispettosa del prossimo, pur nel suo piccolo, può, con il pensiero, lo scritto, l’azione, rimuovere l’intolleranza, la sopraffazione su ciascun essere vivente. Una convivenza pacifica e rispettosa tra gli esseri umani, dovrebbe essere, più di ogni altro, il bene supremo cui tendere. Forse non sarò letto, ma ho sentito la necessità di scriverlo. Una necessità interiore verso un atto vigliacco, vile, spregevole.
          
3.     Come le è venuta l’ispirazione del “sovrappeso”, come metafora di condizione del libro?
Come vi dicevo prima, dal tema della diseguaglianza. E’ un’allegoria portante. Se discrimini, se nella tua mente si crea il pregiudizio, si sta seminando il seme delle cattive azioni.  E’ un seme fetido che marcisce la pianta, divorando la linfa. Oggi è la donna, domani il disabile, poi il diverso, per il colore della pelle o i gusti sessuali, e ancora colui per la religione professata.
 
4.     C’è stato veramente nei Paesi di cui parla nel capitolo Dossier?
Il Mondo è un libro, e chi non viaggia legge solo una pagina, diceva Sant’Agostino e non solo Lui. Leggere, vuol dire stare comodamente in poltrona viaggiando attraverso le Terre più sconosciute e lontane. Si ha il dono dell’ubiquità. No, non sono stato in questi Paesi ma ne ho letto l’orrore che traspare, sino a sentirlo sulla mia pelle. Se leggi che:
Circa sessanta milioni di donne sono "scomparse" a causa della discriminazione sessuale, soprattutto in Asia meridionale e occidentale, in Cina e in Africa settentrionale,
Negli Stati Uniti, dove il numero complessivo dei reati di violenza contro le donne è costantemente in aumento negli ultimi 20 anni, ogni nove secondi una donna subisce maltrattamenti fisici da parte del partner,
In India, oltre cinquemila donne sono uccise ogni anno perché la loro dote è ritenuta inadeguata dai parenti acquisiti. Soltanto una piccolissima percentuale degli omicidi è assicurata alla giustizia,
Ogni anno circa due milioni di ragazze subiscono mutilazioni genetiche, con una media di circa 6000 operazioni al giorno. Il numero totale di bambine che hanno subito questo genere di mutilazione è di 130 milioni, in almeno 28 paesi. Si tratta spesso di pratiche di natura religiosa, molto diffuse in alcune zone dell'Africa e attuate anche quando la famiglia si è trasferita in altri Paesi,

Ovunque vi sono gli stupri bellici, gli sfregi con l’acido, la prostituzione, il turismo sessuale, la riduzione in schiavitù.

Sono numeri impensabili e impressionabili. I numeri parlano. Questi trasudano sangue e gridano giustizia. Sono numeri di un orrore senza fine. Devono far riflettere, per intervenire, reprimere, fare cambiare le cose.
   

5.     Ha vissuto le situazioni di cui parla?
No, ma le ho percepite e indirettamente le ho viste. Dietro la maschera del perbenismo, dell’apparenza, spesso è occultata la violenza. Molti mariti o compagni picchiano spesso le donne. L’occulto e l’impensabile sono nel “focolare” domestico. Ed è terribile.  
   
6.     Che posizione prende circa raccontare ancora di Carlo Lissi?
Non vi è da prendere una posizione, ma di prendere atto del corso della giustizia. E’ stato riconosciuto sano di mente, lucido, e quindi condannato all’ergastolo per avere sterminato la famiglia. Mi sento di dire che la pena è giusta. Il delitto commesso è stato efferato, specularmente, la pena deve essere rigorosa. Senza togliere nulla alla finalità della rieducazione della pena, speriamo che, nei successivi gradi di giudizio, non sia ridotta. In Italia, oramai, le pene inflitte sono solo teoriche. Non mai visto nessuno scontare un ergastolo. Le leggi premiali, la branca delle scienze psicologiche e sociologiche hanno talmente affievolito la pena sino a svuotarla del tutto del suo significato di ripristino della legalità e riappacificazione della parte lesa.

7.     Conosce persone vittime di Stalking ?
No. Questa pratica criminale è aberrante. Paradossalmente, non è stata mai considerata un reato. “E’ un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore".
Fortunatamente, seppur con ritardo, nel 2009, questa condotta è stata ascritta nel novero dei reati ed è quindi punibile con la reclusione da sei mesi a quattro anno fatta salva la commissione di reati più gravi. Lo stalking, ovviamente, con la reiterazione delle molestie e delle minacce altera le abitudini di vita della vittima. E’ esattamente ciò che desidera il molestatore. Incutere paura e terrore. Pedinamenti, messaggi, presenza inquietante affinché la donna lo possa vedere, ricordare, non rimuovere dalla sua mente. Il sovrappeso ha di queste finezze. Se non con me, con nessuno e comunque non ti libererai mai di me. Sono nella tua mente, in ogni luogo, in ogni dove. Se io soffro per “amore”, devi star male anche Tu. Restituisco il “torto” subito con gli interessi. Nella testa del sovrappeso la cessazione del rapporto diventa un’ossessione senza pari. Rimuove tutto: genitori, amici, lavoro. Non è amore, è un preoccupante disturbo psicologico e comportamentale che richiederebbe cure, psicofarmaci, ma il sovrappeso non lo sa e non accetta di essere malato, tra l’altro un malato pericoloso. Tra gli atti persecutori e il peggio, in questi intervalli interminabili, la vittima è braccata. Ode i latrati dello sciacallo, percepisce il roteare silente dell’avvoltoio, odora la sua stessa paura in attesa di essere aggredita, inerme. Parlare di modifica delle proprie abitudini di vita è più che riduttivo. E’ l’angoscia che s’impadronisce del corpo, del cuore, dell’anima. Non riesci più a inserire la chiave nella toppa della porta senza guardarti alle spalle. Prendi l’auto circospetta. Se cammini in strada, non sei mai sola. Perdi la serenità, il tuo tempo, i tuoi spazi. Vivi nel terrore. Neanche il sonno ristorerà la tua angoscia, anzi, il buio acuirà lo sgomento. Depressa, sfinita, con il pensiero fisso dell’agguato, la vita non ti appartiene più perché il molestatore se n’è impossessato. Sei privata dei tuoi diritti, della libertà personale, pur senza avere commesso un reato. Ristretta, angusta, l’esistenza si trasforma in un incubo senza fine, il cui epilogo è di essere uccise, stuprate, percosse, sfigurate con l’acido, per la sola colpa di non gradire più la vicinanza del sovrappeso maschile. E l’indifferenza è totale e la solidarietà, quasi sempre, postuma. 
  
8.     Come si spiega la non accettazione che crea stalking/femminicidio?
E’ una mancata analisi dei rischi e dell’associazione tra due reati. Il primo è l’anticamera dell’altro. Diciamo un propedeutico per il sovrappeso.  E se non lo provi di persona, sulla tua pelle, come tutte le cose, non lo comprendi o meglio non hai la lungimiranza di capire che il binomio è associato: Stolking = femminicidio.
La donna ingenuamente o meglio ottimisticamente ritiene che il molestatore prima o poi demorda, che il tempo aiuti e le cose si sistemino. Ma non è così, lo stalking è solo l’anticamera del peggio. Se non ammonito, diffidato, querelato, fermato in tempo utile, il molestatore, come provano i molti episodi occorsi, passerà a forme più invasive, sino alle percosse, alla violenza sessuale e, dulcis in fondo, all’omicidio. Ci sono, purtroppo, anche le varianti con l’acido. Morirai dissanguata in un vicolo, ti leccherai tumefatta le ferite e se gridi, la tua angoscia, la tua paura, ci sarà sempre qualcuno pronto a minimizzare, a non crederti o più semplicemente a voltarsi dall’altra parte. Parli con le amiche, ti affidi ai genitori, alle forze dell’ordine, sottodimensionate e impelagate nella burocrazia, in un sistema ipergarantista che protegge solo i criminali, ma sei sola e sai che, alla fine, ti troverai il sovrappeso davanti, senza conoscere le sue intenzioni, mai bonarie. Raramente riescono a fermarlo prima che commetta il crimine. Puoi solo sperare che ti grazi, che abbia pietà di Te. Alcuni Padri sacrificano se stessi per salvare le figlie. Affrontano il sovrappeso con esiti drammatici.

9.     Perché ha deciso di inserire un verso poetico? Cos’ ha provato quando li ha letti (versi)?
I versi poetici, miei o di autorevoli letterati, servono a squarciare il buio a far comprendere che esiste anche l’opposto, una luce di speranza concreta. Rendono la lettura più piacevole e spezzano la bruttezza della realtà. E’ il sentimento che si contrappone alla barbarie.  Quando li ho letti o li ho critti ho provato un’emozione. Parlano al cuore. 
10.                       Cosa le ha spinto a parlare dell’infibulazione?
E’ incredibile che si possa pensare alla donna come a una sacca di vitello da cucire e fare arrosto. E’ un modo di ragionare e concepire l’altro fuori da ogni logica e rispetto. L’infibulazione è una mutilazione genitale femminile. Consiste nell'asportazione della clitoride (escissione), delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale. E’ un rito legato a culture antropologiche tribali. Non è presente e non è richiamato nel Corano e in altre Religioni. Con la cucitura della vulva i rapporti sessuali sono impediti e così la donna si conserva illibata, conserva la sua “purezza”. Così pensa il sovrappeso: Il primo uso della “cosa” spetta a Lui. Se un altro sovrappeso ha avuto una relazione o meglio un possedimento con l’”oggetto”, prima di Lui, si scompensa, è insicuro. E’ la sottrazione di un “primato”. L’oggetto gli appartiene e lo desidera nuovo, non di seconda mano. L’utilizzo antecedente della merce si tramuta in un affronto, una mancanza di rispetto, un’offesa. Un’offesa non perdonabile la cui conseguenza è l’abiura della “cosa”. La donna è quindi rifiutata, isolata, allontanata dalla tribù. Nei casi più gravi, dipende dal ruolo del sovrappeso nell’ambito della comunità, per sanare l’offesa necessitano le percosse, le frustate e, se non basta, la morte di colei che non è cucita, conservata, come desidera il padrone. Lo strumento di piacere non deve esser stato violato da altri. E’ come comprarsi l’auto dalla concessionaria, si vuole nuova di fabbrica, intonsa.
L’infibulazione, ha quindi origine esclusivamente culturale e oggi è adottata e praticata soprattutto in Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico. In Somalia la pratica è talmente diffusa che l’antropologo Annie de Villeneuve l’ha chiamato il paese delle donne cucite. Nel mondo, ogni anno, sono circa due milioni le ragazze e le bambine costrette a subirne le pesanti conseguenze, mentre si stima siano tra i 120 e i 140 milioni, il numero delle donne e delle bambine mutilate. In Italia, le donne infibulate sarebbero circa 30-35 000 (un primato nel contesto europeo). Fortunatamente, nel 2006, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, considerando tale aberrante pratica un reato punibile con la reclusione.

11.                       Critica: talvolta dalle sue righe emerge un disprezzo verso i maschi, soprattutto se bianchi
Non posso darvi torto. In alcuni casi è la mia indignazione poiché potrebbero fare molto, per fortuna, ricchezza, progresso. E invece non fanno nulla, assistono, limitandosi a un’elemosina. La filantropia come lavaggio dei peccati. Un lavacro della coscienza. Nulla più.
12.                       Bello il pezzo sull’educazione
In effetti, l’educazione sviluppa l’empatia, il rispetto dell’altro, la comprensione. E’ la veicolazione delle nostre energie su un sentiero equilibrato, ove non prevale la violenza. E’ un percorso civico volto allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo. Non ricever l’educazione vuol dire lasciare all’istinto la regolazione dei possibili e quotidiani conflitti. E nell’istinto prevale la violenza. L’educazione inizia in famigli e prosegue nelle scuole.  Educazione e cultura per evolvere, cambiare, comprendere.
   
13.                       Perché in alcuni capitoli è più argomentato e in altri no?
Semplicemente, un mio limite. Tutto è perfettibile.  

14.                       Come ha iniziato a scrivere se da piccolo, se è stato incompreso.
Non ho iniziato a scrivere da piccolo, ma a leggere. Purtroppo, una grave patologia, l’asma allergica, di cui tratto nel mio primo libro, dal titolo Lei…e Io, Asthma, mi ha spesso costretto a stare in casa o a letto senza respiro. Mio Padre mi leggeva i racconti, le fiabe, le poesie.  I libri sono stati un ristoro. Sono stato amato da due genitori formidabili che hanno lenito le mie sofferenze.    
   
15.                       Qualche legame con l’Africa?
No, ma dai documentari, dalle foto, dai racconti, sembra una terra splendida, possente e incontaminata. Forse, l’origine dell’uomo. La natura è presente. Credo nel mal d’Africa, una volta visitata. 

16.                       Ci sono state esperienze che l’hanno indotto a scrivere questo libro?
Esperienze no, ma una sorta di autocritica sul mio modo di pensare sì. Le donne ci migliorano. Mia moglie è riuscita in questa mia evoluzione di pensiero.

17.                       Quando nasciamo siamo già in “sovrappeso”?
No, ci diventiamo grazie a una cultura chiusa, retrograda.
  
18.                       Nel capitolo creazione per la prima volta uomo-donna?
Sì, il concepimento e la nascita come un percorso meraviglioso di unione. Uomo e donna in unica carne come recita la Genesi.

19.                       Capitolo istruzione: chiarire come mai le donne oramai sono più intelligenti dell’uomo “siamo tutti uguali”
Vero. Le donne non sono più intelligenti ma lo divengono poiché l’approccio, la maturità, fa la differenza. Se la scuola, l’istruzione, la lettura, il lavoro, sono presi in più seria considerazione dalla donna rispetto agli uomini, nei fatti, si evolve più in fretta. E’ una scala darwiniana, ove gli uomini rimangono fermi e implodono mentre le donne modificano invece il loro DNA. Pertanto, corrono più in fretta, affrontando con maggiore risposta le complessità. 
     
20.                       Essendo un uomo lei si sente in “sovrappeso”?
Sono un uomo in carne e ossa. Le donne mi piacciono in tutti i sensi e ho le tentazioni poiché sono umano. Inoltre mi lascio andare a battute maschiliste.
Sì, sono un sovrappeso minore che si sforza di ridurre il suo colesterolo intellettuale. e "Sovrappeso: 133 grammi, pubblicato

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