Un enigma a camera chiusa ambientato in una scuola,
risolto dalla mente geniale di Holmes e scritto...a 100 mani dalle due classi
del "Fermi High School" di Tivoli, coadiuvati dalle prof.sse Rosy De
Luca ed Elisabetta De Marco. Un pastiche in cui si incrociano ironia e omaggio
all'opera di Conan Doyle,ispirato al racconto breve di quest'ultimo "The
freckled band". Un testo che parteciperà al Meeting di Primavera
dell'Associazione Italiana Sherlock Holmes: Uno Studio in Holmes. Saremo pronti a fare la nostra parte il 14 aprile alle ore 9,0 alle Scuderie Estensi di Tivoli
SHERLOCK HOLMES E IL DELITTO A SCUOLA
Erano
i primi di aprile quando, una mattina,
mi svegliai e vidi Sherlock Holmes, vestito di tutto punto, in piedi accanto al
mio letto. «Desolato di svegliarla così presto, Watson », mi disse. «Cosa
c’è?... Un incendio?» «No; un cliente. Sembra che una signora sia arrivata qui in uno stato di
estrema agitazione e insista per vedermi. Sta aspettando in soggiorno. Se il
caso dovesse presentarsi interessante, sono certo che lei vorrà seguirlo dal
principio.» «Amico mio, non lo perderei per nulla al mondo.» Nulla infatti mi
piaceva e mi interessava di più che seguire Holmes nelle sue indagini
professionali, ammirandone le rapide deduzioni, fulminee come le sue intuizioni
eppure sempre fondate su una base logica, che gli permettevano di risolvere i
problemi che gli venivano sottoposti. Mi vestii rapidamente e, in pochi minuti,
ero pronto ad accompagnare il mio amico nel soggiorno.
Una
signora elegante, si alzò quando entrammo. «Buongiorno, signora», la salutò
cordialmente Holmes. «Io sono Sherlock Holmes. Questo è il mio carissimo amico
e socio, il dottor Watson, davanti al quale può parlare liberamente. Ma, la
prego, si sieda vicino al caminetto... vedo che sta tremando.» «Non è il freddo
che mi fa tremare», disse a bassa voce la signora. «È la paura, signor Holmes,
il terrore.» Mentre parlava sollevò il velo e vedemmo che effettivamente era in
un stato di agitazione, il viso tirato,
gli occhi inquieti e spaventati. «Non abbia paura», disse Sherlock Holmes in
tono tranquillizzante. «Sono certo che sistemeremo tutto ben presto. E ora la
prego di dirci tutto quanto può aiutarci a farci un’idea di cosa si tratta.»
“Sono
Mrs. Livingstone, la Preside della “Fermi High School” rispose la signora “E’
successo un fatto grave”
“Fermi
High School”? mi intromisi io “Una delle scuole più prestigiose di Londra, se
non dell’intero Paese: è impossibile che vi accada un delitto” “Amico mio, non
dubitare delle parole della nostra ospite. Lo perdoni, madame, ancora non è
guarito dalla giovanile irruenza che lo affligge dai tempi in cui andava a
scuola, benché siano passati diversi anni, ahimè” tagliò corto con un gesto
Holmes, invitando la signora a continuare il racconto.
“Chiedo
scusa se la mia preoccupazione mi fa parlare in modo agitato, mr. Holmes, ma se
avesse visto quello che ho visto io, sarebbe sconvolto quanto me. E’ morto un
docente. Assassinato.” rispose mrs. Livingstone riprendendo il racconto
“Stamattina,
a scuola i miei collaboratori mi hanno chiamato perché la porta dell’ufficio
del vicepreside era chiusa a chiave e la chiave era sparita. La signora Prudence,
la custode che vive nel cottage accanto all’Istituto, aveva lasciato la scuola
alle 18, salutando il prof. Constant, uno dei decani della scuola, che pur non
essendo il vicepreside, era molto zelante nel suo lavoro e al solito si tratteneva ben oltre l’orario per
terminare di stilare i provvedimenti disciplinari verso gli studenti a cui
aveva messo diverse note……”
“Diverse
note?” chiesi io
“Note
disciplinari, dottor Watson” rispose la Preside “in particolare verso gli
studenti di una classe….come chiamarla? Della classe più indisciplinata della
nostra scuola. Infrazioni di ragazzi,
certo: studenti trovati a fumare nei
bagni, a scrivere sui banchi, qualche risposta inopportuna ai docenti”
“E
il professor Constant aveva il compito di proporre le sanzioni disciplinari?”
chiese Holmes
“Più
che un compito ne faceva una fede di vita, era molto sollecito in questo e
restava spesso a scuola molto oltre il termine dell’orario scolastico”rispose
la Direttrice
“Riepiloghiamo,
disse Holmes “ la custode saluta il professore alle 18 prima di andarsene e lui
annuncia che resterà oltre l’orario di lavoro, quindi che non si preoccupasse
che lui si chiuderà a chiave nell’ufficio e resterà a lavorare. La mattina
Prudence non trova le chiavi al loro posto e non riesce ad accedere alla
stanza, quindi chiama lei, la dirigente, più un
altro collaboratore e insieme forzate la serratura. Cosa ha visto, dunque? “
“Mentre
aprivamo la porta della vicepresidenza, mi parve di sentire un leggero sibilo e
pochi momenti dopo un rimbombo, come se fosse caduta una massa di metallo.
Scorsi
sulla soglia il prof Constant, già agonizzante, col volto sbiancato
dall’orrore, il corpo vacillante come quello di un ubriaco. Lui che era sempre
così serio e ligio al dovere! Corsi
verso di lui ma, in quel momento, le ginocchia gli si piegarono e cadde a
terra. Si contorceva come in preda a un terribile dolore, e le sue membra si
agitavano convulsamente. In un primo momento pensai che non mi avesse
riconosciuta ma, mentre mi chinavo su di lei, all’improvviso urlò, con una voce
che non dimenticherò mai, “Oh mio Dio! Preside! Una fascia, una fascia
screziata!.
Avrebbe
voluto aggiungere qualcos’altro e puntò il dito in aria…. E poi morì, emettendo
un orribile rantolo”
«Che
cosa pensate di tutto questo, Watson? » domandò Sherlock Holmes,
arrovesciandosi all’indietro sulla sedia.
«A
me pare una faccenda delle più oscure e sinistre.»
«Oscura
davvero, e sinistra davvero.»”
«Un
momento», disse Holmes rivolgendosi nuovamente a Mrs Livingstone, «è sicura di
aver sentito il sibilo e il suono metallico? Potrebbe giurarlo?» «È la stessa
domanda che mi ha rivolto il coroner all’inchiesta avvenuta poco fa. Ho
l’impressione di averlo sentito, ma potrei essermi sbagliata.» «Il professore
era vestito come la sera prima?» «Si, era vestito di tutto punto, e nella mano
destra aveva un fiammifero
bruciacchiato, e nella sinistra una scatola di fiammiferi.» «Il che dimostra
che aveva acceso una lampada per guardarsi intorno quando qualcosa l’aveva
allarmato. Questo è importante. E a quale conclusione è giunto il coroner?» «Ha
svolto delle indagini molto accurate, ma non è riuscito a scoprire alcuna causa
plausibile per la morte. La testimonianza dei collaboratori scolastici e la mia
dimostrava che la porta era chiusa dall’interno, e le finestre erano bloccate
da persiane di vecchio tipo, con grosse sbarre di ferro che venivano fissate
ogni sera. Furono esaminate attentamente le pareti, che risultarono solide
dappertutto; fu accuratamente esaminato anche il pavimento, con gli stessi
risultati. Il camino è molto ampio, ma è sbarrato con quattro grossi ganci. È
quindi certo che, quando è morto, il professore era solo. Inoltre, il suo corpo
non presentava alcuna traccia di violenza .Il coroner ha concluso che si tratta
senz’altro di un delitto in camera
chiusa. Potrebbe essere omicidio, ma non è possibile poiché il professore era
chiuso a chiave e sul corpo aveva la chiave della stanza. Potrebbe essere
suicidio ma non si vede come, non avendo riscontrato nessun veleno né armi » «Hanno pensato a un veleno?» «È stato
cercato durante l’autopsia ma senza successo.» rispose la Direttrice.
«È
una faccenda molto misteriosa. », ripeté il mio amico. «Ma non c’è un minuto da
perdere. Se venissimo oggi al Fermi High School, potremmo vedere la stanza del
delitto?» «Si Certo, oggi abbiamo chiuso la scuola e niente vi disturberà. Ci
saremo solo io, la custode e qualche collaboratore» «Benissimo. Allora verremo
entrambi. Lei che farà?»
«Ci sono un paio di cose che devo sbrigare presso
gli uffici del coroner e della polizia. Ma tornerò in tempo a scuola così da
essere lì per il vostro arrivo.» Detto questo, Mrs. Livingstone scivolò fuori
dalla stanza.
«Che
ne pensa di tutto questo, Watson?», chiese Holmes. «Mi sembra una faccenda
misteriosa e sinistra.» risposi
«Adesso, Watson, ordiniamo la colazione, dopo
di che andrò fino a Scotland Yard, dove spero di raccogliere qualche
informazione utile.»
Era
quasi l’una quando Sherlock Holmes tornò. «Ho esaminato il corpo e controllato
la situazione economica del professor Constant. Mi sono informato sulla scuola,
sulle persone dei collaboratori scolastici e persino degli studenti verso i
quali Constant stava scrivendo proposte di sospensione dall’attività scolastica»,
disse. «Sicuramente sono loro, gli studenti, ad aver potuto beneficiare della sua morte” osservai”
La Preside ha detto che il docente in questi giorni voleva ottenere la
sospensione di quella che definiva “la peggior classe dell’Istituto”, per dirla
con la sua terminologia” “ Non so, Watson” rispose Holmes” Nessun amico, nessun
beneficiario nel testamento. Quell’uomo sembrava avere solo la scuola e le note
disciplinari come interesse di vita. Non ho sprecato tuttavia la mattinata; infatti adesso conosco meglio
la vittima.. . e forse anche l’assassino. La Direttrice ha detto che ci
attenderà ai cancelli dell’Istituto con la custode Prudence, non facciamo attendere
delle signore. Su, Watson, non c’è tempo da perdere; partiamo subito per la sede
scolastica.»
Come
arrivammo alla Fermi High School, incontrammo intorno al cancello la scuola era chiusa quel giorno – un gruppo di
studenti riuniti acanto al vialetto di ingresso. Avevano espressioni serie, ma non
sembravamo particolarmente preoccupati.” Eppure – osservai rivolto verso Holmes
- se questi ragazzi sono coinvolti, come
credo, nel delitto del professore che avrebbe potuto sospenderli, dovrebbero mostrare
un’aria più crucciata”
“
Non credo che il nostro mistero abbia a che fare con questi studenti” tagliò corto
Holmes, che si affrettò a raggiungere la Preside, che ci corse incontro con sollecitudine. «Vi
aspettavo », esclamò stringendoci la mano e presentandoci Prudence, una
cordiale e giunonica donna dall’espressione accogliente. Holmes le fissò insistentemente
il petto ed io stavo quasi sentendomi imbarazzato per lui quando le chiese
“Mrs. Prudence, lei è forse tornata da poco tempo dall’India?” “ Si – rispose
stupita la donna, arrossendo di colpo – come lo ha capito?” “ Elementare –
disse Holmes – lei indossa un ciondolo di acquamarina, la cui provenienza e
fattura nel nostro XIX secolo sono di indubbia origine delle nostre colonie
indiane. E inoltre – aggiunse, mettendo in visibile imbarazzo la poverina –
sicuramente stava cucinando qualche pietanza con aggiunta di quella nuova
spezia….come si chiama Watson? Ah si, curry”
“
E’ vero, Mr. Watson – rispose Prudence timidamente “ sono stata 10 anni in
India e ho ottenuto questo impiego qualche mese fa. Alla cucina locale siamo,
ehm…sono diventata avvezza, e quando posso la ripropongo anche qui in
Inghilterra” «Bene, non vi farò perdere altro tempo», disse Holmes, mentre
Prudence prendeva congedo e la Direttrice ci accompagnava all’interno. L’atrio della scuola dava accesso su un corridoio dalle pareti gialle sul quale si
aprivano tre stanze. Holmes volle
esaminare subito la Vicepresidenza in cui il professor Constant era morto. Era
una stanza piccola e accogliente. Holmes girò lo sguardo tutt’intorno, notando
ogni minimo particolare. «Dove comunica quel campanello?», chiese alla fine,
indicando un grosso cordone che pendeva a fianco della scrivania, col fiocco
addirittura poggiato sul guanciale. «Nel gabbiotto dei collaboratori scolastici.»
«Sembra più nuovo degli altri oggetti.» «Sì, è stato messo un paio di mesi fa.» «Mi scusi un attimo, mentre do’
un’occhiata al pavimento», disse Holmes. Si gettò bocconi, con la lente in
mano, strisciando rapidamente avanti e indietro, esaminando accuratamente le
fessure fra le tavole di legno. Poi, fece la stessa cosa con i pannelli di rivestimento
delle pareti. Alla fine, si accostò alla scrivania massiccia per qualche minuto
facendo correre lo sguardo su e giù lungo il muro. “Questo tavolo è ancorato al
suolo” osservò il mio amico Holmes “Non lo avevo mai notato” rispose la
Direttrice. Holmes poi prese il cordone del campanello e gli diede uno strattone
violento. «Perbacco, è finto», disse, «non è nemmeno collegato a un filo elettrico.
Questo è molto interessante. Come può vedere, è fissato a un gancio proprio
sopra alla piccola apertura del ventilatore.»
«Ma
è assurdo! Non me n’ero mai resa conto.» «Molto strano», borbottò Holmes
tirando il cordone. «Ci sono un paio di cose assai strane in questa stanza. Ad
esempio, il costruttore doveva essere molto stupido per aprire un foro di
ventilazione che dà in un’altra stanza quando, con la stessa fatica, poteva
benissimo aprirlo comunicante con l’esterno, per far passare l’aria!» «Anche
quello è stato fatto da poco», disse la Preside. «Nello stesso periodo in cui è
stato messo il cordone da campanello?», osservò Holmes. «Sì, certo; in quel
periodo sono stati fatti moti piccoli cambiamenti.» «Cambiamenti, a quanto
pare, molto interessanti: campanelli che non suonano e ventilatori che non
danno aria. »
«Mrs. Livingstone», continuò Holmes, «è
assolutamente essenziale che lei segua alla lettera i miei consigli. In primo
luogo, lei , il mio amico e io dobbiamo passare la notte in questo ufficio, ma
lei non deve dire niente a nessuno.» La donna e io lo guardammo sbalorditi.
«Lasci che le spieghi: finga di salutarci e faccia andar via il personale, poi finga
di andar via anche lei facendoci rientrare tutti poco dopo. .» «Ma cosa
intendete fare?» «Passeremo la notte nella Vicepresidenza per cercar di
scoprire la causa di questo omicidio. »
Holmes
e io non incontrammo difficoltà nel ritornare a scuola, una volta uscitone
tutto il personale ancora in servizio. «Sa, Watson», mi disse Holmes mentre
stavamo seduti uno accanto all’altro avvolti nell’ombra della sera che stava
calando, «in verità, esiste un pericolo ben preciso.» «Lei parla di pericolo.
Evidentemente in quelle stanze ha visto più di quanto abbia visto io.» «No, ma
credo di averne tratto qualche conclusione in più. Penso che lei abbia visto
esattamente le stesse cose.» «Non ho visto niente di speciale, a eccezione del
cordone del campanello e confesso che non riesco a immaginare a cosa possa
servire.» disse Mrs. Livingstone. «Ha visto anche il foro di aerazione.» «Sì,
ma non ci vedo nulla di strano in una piccola apertura fra due stanze. È
talmente stretto che non ci passerebbe nemmeno un topo.» «Ero certo che avremmo
trovato quel foro di aerazione ancora prima di venire qui.” mormorò Holmes.
Il
mio amico chiuse le imposte senza far rumore, mi si accostò poi in punta di
piedi e mi disse all’orecchio: «Il minimo rumore sarebbe fatale per il nostro
piano. Non si addormenti; ne va della sua vita. E tenga pronta la pistola nel
caso dovessimo servircene. Io mi siederò sulla sedia; lei si sieda su quella
poltroncina». Tirai fuori la pistola e la poggiai sull’angolo del tavolo.
Holmes aveva portato una lunga canna sottile che posò sul letto, accanto a sé,
insieme con una scatola di fiammiferi e un mozzicone di candela. Poi
spense la lampada e restammo così tutti
e tre nell’oscurità. Rintoccò la mezzanotte, l’una, le due, le tre, e ancora
eravamo lì seduti in silenzio in attesa che accadesse qualcosa. D’improvviso,
in direzione del foro di aerazione, brillò un raggio di luce che subito
scomparve, poi si sentì un forte odore di olio che bruciava e di metallo
riscaldato. Nella stanza accanto qualcuno aveva acceso una lanterna cieca.
Sentii il rumore di un leggero movimento poi tutto ritornò silenzioso; ma
l’odore si faceva più intenso. A un tratto, si sentì un suono smorzato,
strusciante. Nell’attimo stesso in cui lo sentimmo, Holmes balzò dal letto,
accese un fiammifero e percosse violentemente e ripetutamente il cordone del
campanello con la canna. «Lo vede, Watson?», gridò. «Lo vede?» Ma non vedevo
nulla. Nell’attimo in cui Holmes fece luce, sentii un ronzio, come quello di
uno strano insetto meccanico, poi un sibilo, basso e distinto, ma l’improvviso
chiarore mi abbagliò e non riuscii a vedere la cosa contro cui il mio amico si
era scagliato con tanta veemenza. Riuscivo però a vedere il suo viso,
mortalmente pallido e sconvolto dall’orrore e dal disgusto. Aveva smesso di
colpire e stava guardando in alto, verso il ventilatore, quando il silenzio
della notte fu rotto dall’urlo più lacerante che avessi mai sentito. Un ululato
rauco di dolore, paura, rabbia. «Che significa questo?», chiesi con voce rotta.
«Significa che è tutto finito ma che ora bisogna provvedere a soccorrere
l’assassino prima che muoia senza essere consegnato alla giustizia», rispose
Holmes. «Prenda la pistola e andiamo a vedere.»
Uno
strano spettacolo si presentò ai nostri occhi. Sul tavolo c’era uno strano
dispositivo, come una lanterna cieca, con lo schermo semiaperto, che gettava un
vivido raggio di luce sulla cassaforte di ferro con lo sportello accostato.
Accanto al tavolo, la custode Prudence, con aria inebetita, era in piedi mentre
cercava di soccorrere un giovane uomo, accasciato su una sedia di legno, che
mostrava chiari sintomi di malessere. Il mento era rivolto verso l’alto e gli
occhi fissavano un angolo del soffitto con uno sguardo spaventoso e immobile.
Attorno alla fronte del giovane era arrotolata una strana fascia gialla con
delle macchie marroni che sembrava cingergli strettamente il capo. Quando
entrammo, non si mosse. «La fascia! La banda maculata!», bisbigliò Holmes, che
subito provvide a iniettare un antidoto all’uomo che ansimava violentemente.
Feci
un passo avanti. Improvvisamente quello strano copricapo ebbe un fremito e si srotolò
sul pavimento la testa piatta e triangolare e il collo dilatato di un orrendo
serpente. «È una vipera indiana!», gridò Holmes. «Il rettile più velenoso che
ci sia. Il professor Constant è morto dopo dieci secondi dal morso. Ricacciamo
questa orribile creatura nella sua tana; lei, Mrs. Livingstone, chiami il
pronto soccorso e poi informiamo la
polizia dell’accaduto.»
Le
poche cose che ancora ignoravo, me le spiegò Sherlock Holmes il giorno dopo,
mentre consumavamo il lunch insieme. «Come le ho già spiegato», mi disse, «la
mia attenzione fu subito attirata dal foro di ventilazione e dal cordone del
campanello che pendeva accanto alla scrivania. «Quando scoprii che il cordone
per chiamare i collaboratori in realtà non funzionava era un’inutile finzione e
che la scrivania di lavoro era stranamente fissata al suolo , mi venne
immediatamente il sospetto che quel cordone fosse una specie di ponte per
qualcosa che, attraverso il foro di ventilazione, arrivava al tavolo.
Pensai
subito a un serpente e, quando seppi che la custode Prudence era da poco
tornata dall’India, sentii che ero probabilmente sulla pista giusta. L’idea di
usare un veleno assolutamente non rintracciabile con un processo chimico era
proprio quella che poteva venire in mente a una persona, che aveva trascorso
molti anni in Oriente, a seguito del suo unico figliolo, che doveva nascondersi
dall’accusa di furto con cui diversi anni prima Constant l’aveva fatto
espellere dalla Fermi High School, costringendolo ad avere continui rifiuti
dagli altri istituti scolastici, fino a condurre una vita di espedienti in
India, lì dove avevano deciso di cambiare identità e di tornare nella
madrepatria.
La
signora Prudence era appena tornata insieme al figlio Victor, cambiando il
proprio nome grazie a documenti falsi, e grazie al lavoro di custode che aveva
ottenuto, proprio nella scuola da cui il figliolo era stato espulso anni prima,
era riuscita a trovare una certa normalità. Il figlio non lo conosceva nessuno,
poiché trascorreva le mattine al lavoro in officina e si ritirava
nell’appartamento vicino alla scuola solo a sera tardi. Ma ahimè, il professor Constant
non aveva perduto con gli anni la sua
inesorabile solerzia e, imbattendosi in lui qualche sera fa, aveva riconosciuto
Victor e minacciato di smascherarlo e fargli scontare la pena per furto a cui si era sottratto anni prima. Per cui,
madre e figlio escogitano insieme un delitto in cui nessuno di loro potrebbe
mai apparire colpevole, poiché si tratta del classico enigma a camera chiusa.
La
signora Prudence, in realtà, ha confessato di aver salutato sì, il professore
prima di ritirarsi nel suo cottage accanto alla scuola, in cui ha trascorso la
notte con un’amica per costituirsi un alibi. Ma prima gli ha servito un tè con
una forte dose di oppio, per tenerlo addormentato proprio sulla scrivania della
Vicepresidenza. Il figlio di Prudence, al contrario non era conosciuto da
nessuno e Scotland Yard non ha fatto domande in proposito. Invece, in India il
giovane aveva mostrato notevole abilità nella costruzione di congegni
meccanici. Quando ho posto le domande a Prudence, madre e figlio si sono
sentiti in pericolo e quando hanno visto noi rientrare, ebbene si, noi tre non
siamo sfuggiti al controllo da parte della custode, hanno deciso di eliminarci
con lo stesso sistema escogitato per il professor Constant, usando l’invenzione
meccanica di Victor”
“
Ho infatti visto nella stanza una specie
di insetto metallico” dissi io, mostrandomi disgustato “ Non lo chiami così,
Watson” mi rimproverò Holmes “un giorno potrebbero chiamarlo congegno
telecomandato, oppure, chissà, drone”
“Un
nome così è ridicolo, Holmes, lei lavora troppo di fantasia” mi espressi io,
sdegnato.
“Torniamo
all’ingegnoso Viktor e alla premeditazione del delitto. Il ragazzo era
appassionato di animali esotici e inoltre, dal suo punto di vista, la rapidità
con cui il serpente con veleno del
genere avrebbe fatto effetto sarebbe stata un vantaggio. Ci sarebbe voluto un
patologo davvero eccezionale per scoprire i due minuscoli forellini lasciati
dai denti del serpente. Oppure, un acuto osservatore come me, quando esaminai
il corpo presso l’ufficio del coroner. Pensai poi al fischio. Certo, Viktor doveva
azionare e far abbassare il congegno a
distanza attraverso la finta grata di areazione su cui viaggiava il serpente,
il drone
– mi lasci esprimere così modernamente, caro amico – mi prevenne Holmes – e
appena commesso il delitto farlo tornare indietro al suo richiamo. Il rettile poteva mordere o meno la persona mezzo
addormentata; la vittima designata poteva magari sfuggire alla morte per un po’
ma, prima o poi, era destinata a morire. «Ero giunto a queste conclusioni prima
di entrare nella stanza attigua.. Una volta convinto dell’esattezza della mia
teoria, lei sa quali misure ho preso per dimostrarla. Ho sentito, come certo ha
sentito anche lei, il sibilo del rettile e immediatamente ho fatto luce e l’ho
attaccato.»
«Col
risultato di farlo risalire con il drone attraverso il foro.» dissi io sorridendo.
«E col risultato di scatenarlo contro il suo
padrone, nell’altra stanza. Per questo mi ero procurato una fiala di antidoto
contro il veleno da rettile. Ora Viktor e sua madre dovranno rispondere alla giustizia penale di questo terribile e
premeditato delitto.»
“
E lei come sempre ha risolto un altro brillante enigma, amico mio. E ha salvato
la reputazione della Fermi High School e
di altri giovani studenti che avrebbero potuto essere accusati del delitto”
“
Glielo avevo detto che gli studenti non avevano a che fare con il delitto” Elementare,
Watson” sorrise Sherlock Holmes continuando a sorseggiare il suo tè.
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