giovedì 14 aprile 2016

Sherlock Holmes e il delitto alla Fermi High School

Un enigma a camera chiusa ambientato in una scuola, risolto dalla mente geniale di Holmes e scritto...a 100 mani dalle due classi del "Fermi High School" di Tivoli, coadiuvati dalle prof.sse Rosy De Luca ed Elisabetta De Marco. Un pastiche in cui si incrociano ironia e omaggio all'opera di Conan Doyle,ispirato al racconto breve di quest'ultimo "The freckled band". Un testo che parteciperà al  Meeting di Primavera dell'Associazione Italiana Sherlock Holmes: Uno Studio in Holmes. Saremo pronti a fare la nostra parte il 14 aprile alle ore 9,0 alle Scuderie Estensi di Tivoli



SHERLOCK HOLMES E IL DELITTO A SCUOLA

Erano i primi di aprile  quando, una mattina, mi svegliai e vidi Sherlock Holmes, vestito di tutto punto, in piedi accanto al mio letto. «Desolato di svegliarla così presto, Watson », mi disse. «Cosa c’è?... Un incendio?» «No; un cliente. Sembra che una  signora sia arrivata qui in uno stato di estrema agitazione e insista per vedermi. Sta aspettando in soggiorno. Se il caso dovesse presentarsi interessante, sono certo che lei vorrà seguirlo dal principio.» «Amico mio, non lo perderei per nulla al mondo.» Nulla infatti mi piaceva e mi interessava di più che seguire Holmes nelle sue indagini professionali, ammirandone le rapide deduzioni, fulminee come le sue intuizioni eppure sempre fondate su una base logica, che gli permettevano di risolvere i problemi che gli venivano sottoposti. Mi vestii rapidamente e, in pochi minuti, ero pronto ad accompagnare il mio amico nel soggiorno.
Una signora elegante, si alzò quando entrammo. «Buongiorno, signora», la salutò cordialmente Holmes. «Io sono Sherlock Holmes. Questo è il mio carissimo amico e socio, il dottor Watson, davanti al quale può parlare liberamente. Ma, la prego, si sieda vicino al caminetto... vedo che sta tremando.» «Non è il freddo che mi fa tremare», disse a bassa voce la signora. «È la paura, signor Holmes, il terrore.» Mentre parlava sollevò il velo e vedemmo che effettivamente era in un  stato di agitazione, il viso tirato, gli occhi inquieti e spaventati. «Non abbia paura», disse Sherlock Holmes in tono tranquillizzante. «Sono certo che sistemeremo tutto ben presto. E ora la prego di dirci tutto quanto può aiutarci a farci un’idea di cosa si tratta.»
“Sono Mrs. Livingstone, la Preside della “Fermi High School” rispose la signora “E’ successo un fatto grave”
“Fermi High School”? mi intromisi io “Una delle scuole più prestigiose di Londra, se non dell’intero Paese: è impossibile che vi accada un delitto” “Amico mio, non dubitare delle parole della nostra ospite. Lo perdoni, madame, ancora non è guarito dalla giovanile irruenza che lo affligge dai tempi in cui andava a scuola, benché siano passati diversi anni, ahimè” tagliò corto con un gesto Holmes, invitando la signora a continuare il racconto.
“Chiedo scusa se la mia preoccupazione mi fa parlare in modo agitato, mr. Holmes, ma se avesse visto quello che ho visto io, sarebbe sconvolto quanto me. E’ morto un docente. Assassinato.” rispose mrs. Livingstone riprendendo il racconto
“Stamattina, a scuola i miei collaboratori mi hanno chiamato perché la porta dell’ufficio del vicepreside era chiusa a chiave e la chiave era sparita. La signora Prudence, la custode che vive nel cottage accanto all’Istituto, aveva lasciato la scuola alle 18, salutando il prof. Constant, uno dei decani della scuola, che pur non essendo il vicepreside, era molto zelante nel suo lavoro e  al solito si tratteneva ben oltre l’orario per terminare di stilare i provvedimenti disciplinari verso gli studenti a cui aveva messo diverse note……”
“Diverse note?” chiesi io
“Note disciplinari, dottor Watson” rispose la Preside “in particolare verso gli studenti di una classe….come chiamarla? Della classe più indisciplinata della nostra scuola. Infrazioni  di ragazzi, certo:  studenti trovati a fumare nei bagni, a scrivere sui banchi, qualche risposta inopportuna ai docenti”
“E il professor Constant aveva il compito di proporre le sanzioni disciplinari?” chiese Holmes
“Più che un compito ne faceva una fede di vita, era molto sollecito in questo e restava spesso a scuola molto oltre il termine dell’orario scolastico”rispose la Direttrice
“Riepiloghiamo, disse Holmes “ la custode saluta il professore alle 18 prima di andarsene e lui annuncia che resterà oltre l’orario di lavoro, quindi che non si preoccupasse che lui si chiuderà a chiave nell’ufficio e resterà a lavorare. La mattina Prudence non trova le chiavi al loro posto e non riesce ad accedere alla stanza, quindi chiama lei, la dirigente,  più  un altro collaboratore e insieme forzate la serratura. Cosa ha visto, dunque? “
“Mentre aprivamo la porta della vicepresidenza, mi parve di sentire un leggero sibilo e pochi momenti dopo un rimbombo, come se fosse caduta una massa di metallo.
Scorsi sulla soglia il prof Constant, già agonizzante, col volto sbiancato dall’orrore, il corpo vacillante come quello di un ubriaco. Lui che era sempre così serio e ligio al dovere!  Corsi verso di lui ma, in quel momento, le ginocchia gli si piegarono e cadde a terra. Si contorceva come in preda a un terribile dolore, e le sue membra si agitavano convulsamente. In un primo momento pensai che non mi avesse riconosciuta ma, mentre mi chinavo su di lei, all’improvviso urlò, con una voce che non dimenticherò mai, “Oh mio Dio! Preside! Una fascia, una fascia screziata!.
Avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro e puntò il dito in aria…. E poi morì, emettendo un orribile rantolo”
«Che cosa pensate di tutto questo, Watson? » domandò Sherlock Holmes, arrovesciandosi all’indietro sulla sedia.
«A me pare una faccenda delle più oscure e sinistre.»
«Oscura davvero, e sinistra davvero.»”
«Un momento», disse Holmes rivolgendosi nuovamente a Mrs Livingstone, «è sicura di aver sentito il sibilo e il suono metallico? Potrebbe giurarlo?» «È la stessa domanda che mi ha rivolto il coroner all’inchiesta avvenuta poco fa. Ho l’impressione di averlo sentito, ma potrei essermi sbagliata.» «Il professore era vestito come la sera prima?» «Si, era vestito di tutto punto, e nella mano destra aveva un  fiammifero bruciacchiato, e nella sinistra una scatola di fiammiferi.» «Il che dimostra che aveva acceso una lampada per guardarsi intorno quando qualcosa l’aveva allarmato. Questo è importante. E a quale conclusione è giunto il coroner?» «Ha svolto delle indagini molto accurate, ma non è riuscito a scoprire alcuna causa plausibile per la morte. La testimonianza dei collaboratori scolastici e la mia dimostrava che la porta era chiusa dall’interno, e le finestre erano bloccate da persiane di vecchio tipo, con grosse sbarre di ferro che venivano fissate ogni sera. Furono esaminate attentamente le pareti, che risultarono solide dappertutto; fu accuratamente esaminato anche il pavimento, con gli stessi risultati. Il camino è molto ampio, ma è sbarrato con quattro grossi ganci. È quindi certo che, quando è morto, il professore era solo. Inoltre, il suo corpo non presentava alcuna traccia di violenza .Il coroner ha concluso che si tratta senz’altro di un  delitto in camera chiusa. Potrebbe essere omicidio, ma non è possibile poiché il professore era chiuso a chiave e sul corpo aveva la chiave della stanza. Potrebbe essere suicidio ma non si vede come, non avendo riscontrato nessun veleno né armi  » «Hanno pensato a un veleno?» «È stato cercato durante l’autopsia ma senza successo.» rispose la Direttrice.
«È una faccenda molto misteriosa. », ripeté il mio amico. «Ma non c’è un minuto da perdere. Se venissimo oggi al Fermi High School, potremmo vedere la stanza del delitto?» «Si Certo, oggi abbiamo chiuso la scuola e niente vi disturberà. Ci saremo solo io, la custode e qualche collaboratore» «Benissimo. Allora verremo entrambi. Lei che farà?»
 «Ci sono un paio di cose che devo sbrigare presso gli uffici del coroner e della polizia. Ma tornerò in tempo a scuola così da essere lì per il vostro arrivo.» Detto questo, Mrs. Livingstone scivolò fuori dalla stanza.
«Che ne pensa di tutto questo, Watson?», chiese Holmes. «Mi sembra una faccenda misteriosa e sinistra.» risposi
 «Adesso, Watson, ordiniamo la colazione, dopo di che andrò fino a Scotland Yard, dove spero di raccogliere qualche informazione utile.»
Era quasi l’una quando Sherlock Holmes tornò. «Ho esaminato il corpo e controllato la situazione economica del professor Constant. Mi sono informato sulla scuola, sulle persone dei collaboratori scolastici e persino degli studenti verso i quali Constant stava scrivendo proposte di sospensione dall’attività scolastica», disse. «Sicuramente sono loro, gli studenti,  ad aver potuto beneficiare della sua morte” osservai” La Preside ha detto che il docente in questi giorni voleva ottenere la sospensione di quella che definiva “la peggior classe dell’Istituto”, per dirla con la sua terminologia” “ Non so, Watson” rispose Holmes” Nessun amico, nessun beneficiario nel testamento. Quell’uomo sembrava avere solo la scuola e le note disciplinari come interesse di vita. Non ho sprecato tuttavia  la mattinata; infatti adesso conosco meglio la vittima.. . e forse anche l’assassino. La Direttrice ha detto che ci attenderà ai cancelli dell’Istituto con la custode Prudence, non facciamo attendere delle signore. Su, Watson, non c’è tempo da perdere; partiamo subito per la sede scolastica.»
Come arrivammo alla Fermi High School, incontrammo intorno al cancello  la scuola era chiusa quel giorno – un gruppo di studenti riuniti acanto al vialetto di ingresso. Avevano espressioni serie, ma non sembravamo particolarmente preoccupati.” Eppure – osservai rivolto verso Holmes -  se questi ragazzi sono coinvolti, come credo, nel delitto del professore che avrebbe potuto sospenderli, dovrebbero mostrare  un’aria più crucciata”
“ Non credo che il nostro mistero abbia a che fare con questi studenti” tagliò corto Holmes, che si affrettò a raggiungere la Preside, che  ci corse incontro con sollecitudine. «Vi aspettavo », esclamò stringendoci la mano e presentandoci Prudence, una cordiale e giunonica donna dall’espressione accogliente. Holmes le fissò insistentemente il petto ed io stavo quasi sentendomi imbarazzato per lui quando le chiese “Mrs. Prudence, lei è forse tornata da poco tempo dall’India?” “ Si – rispose stupita la donna, arrossendo di colpo – come lo ha capito?” “ Elementare – disse Holmes – lei indossa un ciondolo di acquamarina, la cui provenienza e fattura nel nostro XIX secolo sono di indubbia origine delle nostre colonie indiane. E inoltre – aggiunse, mettendo in visibile imbarazzo la poverina – sicuramente stava cucinando qualche pietanza con aggiunta di quella nuova spezia….come si chiama Watson? Ah si, curry”
“ E’ vero, Mr. Watson – rispose Prudence timidamente “ sono stata 10 anni in India e ho ottenuto questo impiego qualche mese fa. Alla cucina locale siamo, ehm…sono diventata avvezza, e quando posso la ripropongo anche qui in Inghilterra” «Bene, non vi farò perdere altro tempo», disse Holmes, mentre Prudence prendeva congedo e la Direttrice ci accompagnava all’interno.  L’atrio della scuola dava accesso su un  corridoio dalle pareti gialle sul quale si aprivano  tre stanze. Holmes volle esaminare subito la Vicepresidenza in cui il professor Constant era morto. Era una stanza piccola e accogliente. Holmes girò lo sguardo tutt’intorno, notando ogni minimo particolare. «Dove comunica quel campanello?», chiese alla fine, indicando un grosso cordone che pendeva a fianco della scrivania, col fiocco addirittura poggiato sul guanciale. «Nel gabbiotto dei collaboratori scolastici.» «Sembra più nuovo degli altri oggetti.» «Sì, è stato messo un paio di mesi  fa.» «Mi scusi un attimo, mentre do’ un’occhiata al pavimento», disse Holmes. Si gettò bocconi, con la lente in mano, strisciando rapidamente avanti e indietro, esaminando accuratamente le fessure fra le tavole di legno. Poi, fece la stessa cosa con i pannelli di rivestimento delle pareti. Alla fine, si accostò alla scrivania massiccia per qualche minuto facendo correre lo sguardo su e giù lungo il muro. “Questo tavolo è ancorato al suolo” osservò il mio amico Holmes “Non lo avevo mai notato” rispose la Direttrice. Holmes poi prese il cordone del campanello e gli diede uno strattone violento. «Perbacco, è finto», disse, «non è nemmeno collegato a un filo elettrico. Questo è molto interessante. Come può vedere, è fissato a un gancio proprio sopra alla piccola apertura del ventilatore.»
«Ma è assurdo! Non me n’ero mai resa conto.» «Molto strano», borbottò Holmes tirando il cordone. «Ci sono un paio di cose assai strane in questa stanza. Ad esempio, il costruttore doveva essere molto stupido per aprire un foro di ventilazione che dà in un’altra stanza quando, con la stessa fatica, poteva benissimo aprirlo comunicante con l’esterno, per far passare l’aria!» «Anche quello è stato fatto da poco», disse la Preside. «Nello stesso periodo in cui è stato messo il cordone da campanello?», osservò Holmes. «Sì, certo; in quel periodo sono stati fatti moti piccoli cambiamenti.» «Cambiamenti, a quanto pare, molto interessanti: campanelli che non suonano e ventilatori che non danno aria. »

«Mrs.  Livingstone», continuò Holmes, «è assolutamente essenziale che lei segua alla lettera i miei consigli. In primo luogo, lei , il mio amico e io dobbiamo passare la notte in questo ufficio, ma lei non deve dire niente a nessuno.» La donna e io lo guardammo sbalorditi. «Lasci che le spieghi: finga di salutarci e faccia andar via il personale, poi finga di andar via anche lei facendoci rientrare tutti poco dopo. .» «Ma cosa intendete fare?» «Passeremo la notte nella Vicepresidenza per cercar di scoprire la causa di questo omicidio. »
Holmes e io non incontrammo difficoltà nel ritornare a scuola, una volta uscitone tutto il personale ancora in servizio. «Sa, Watson», mi disse Holmes mentre stavamo seduti uno accanto all’altro avvolti nell’ombra della sera che stava calando, «in verità, esiste un pericolo ben preciso.» «Lei parla di pericolo. Evidentemente in quelle stanze ha visto più di quanto abbia visto io.» «No, ma credo di averne tratto qualche conclusione in più. Penso che lei abbia visto esattamente le stesse cose.» «Non ho visto niente di speciale, a eccezione del cordone del campanello e confesso che non riesco a immaginare a cosa possa servire.» disse Mrs. Livingstone. «Ha visto anche il foro di aerazione.» «Sì, ma non ci vedo nulla di strano in una piccola apertura fra due stanze. È talmente stretto che non ci passerebbe nemmeno un topo.» «Ero certo che avremmo trovato quel foro di aerazione ancora prima di venire qui.” mormorò Holmes.
Il mio amico chiuse le imposte senza far rumore, mi si accostò poi in punta di piedi e mi disse all’orecchio: «Il minimo rumore sarebbe fatale per il nostro piano. Non si addormenti; ne va della sua vita. E tenga pronta la pistola nel caso dovessimo servircene. Io mi siederò sulla sedia; lei si sieda su quella poltroncina». Tirai fuori la pistola e la poggiai sull’angolo del tavolo. Holmes aveva portato una lunga canna sottile che posò sul letto, accanto a sé, insieme con una scatola di fiammiferi e un mozzicone di candela. Poi spense  la lampada e restammo così tutti e tre nell’oscurità. Rintoccò la mezzanotte, l’una, le due, le tre, e ancora eravamo lì seduti in silenzio in attesa che accadesse qualcosa. D’improvviso, in direzione del foro di aerazione, brillò un raggio di luce che subito scomparve, poi si sentì un forte odore di olio che bruciava e di metallo riscaldato. Nella stanza accanto qualcuno aveva acceso una lanterna cieca. Sentii il rumore di un leggero movimento poi tutto ritornò silenzioso; ma l’odore si faceva più intenso. A un tratto, si sentì un suono smorzato, strusciante. Nell’attimo stesso in cui lo sentimmo, Holmes balzò dal letto, accese un fiammifero e percosse violentemente e ripetutamente il cordone del campanello con la canna. «Lo vede, Watson?», gridò. «Lo vede?» Ma non vedevo nulla. Nell’attimo in cui Holmes fece luce, sentii un ronzio, come quello di uno strano insetto meccanico, poi un sibilo, basso e distinto, ma l’improvviso chiarore mi abbagliò e non riuscii a vedere la cosa contro cui il mio amico si era scagliato con tanta veemenza. Riuscivo però a vedere il suo viso, mortalmente pallido e sconvolto dall’orrore e dal disgusto. Aveva smesso di colpire e stava guardando in alto, verso il ventilatore, quando il silenzio della notte fu rotto dall’urlo più lacerante che avessi mai sentito. Un ululato rauco di dolore, paura, rabbia. «Che significa questo?», chiesi con voce rotta. «Significa che è tutto finito ma che ora bisogna provvedere a soccorrere l’assassino prima che muoia senza essere consegnato alla giustizia», rispose Holmes. «Prenda la pistola e andiamo a vedere.»
Uno strano spettacolo si presentò ai nostri occhi. Sul tavolo c’era uno strano dispositivo, come una lanterna cieca, con lo schermo semiaperto, che gettava un vivido raggio di luce sulla cassaforte di ferro con lo sportello accostato. Accanto al tavolo, la custode Prudence, con aria inebetita, era in piedi mentre cercava di soccorrere un giovane uomo, accasciato su una sedia di legno, che mostrava chiari sintomi di malessere. Il mento era rivolto verso l’alto e gli occhi fissavano un angolo del soffitto con uno sguardo spaventoso e immobile. Attorno alla fronte del giovane era arrotolata una strana fascia gialla con delle macchie marroni che sembrava cingergli strettamente il capo. Quando entrammo, non si mosse. «La fascia! La banda maculata!», bisbigliò Holmes, che subito provvide a iniettare un antidoto all’uomo che ansimava violentemente.
Feci un passo avanti. Improvvisamente quello strano copricapo ebbe un fremito e si srotolò sul pavimento la testa piatta e triangolare e il collo dilatato di un orrendo serpente. «È una vipera indiana!», gridò Holmes. «Il rettile più velenoso che ci sia. Il professor Constant è morto dopo dieci secondi dal morso. Ricacciamo questa orribile creatura nella sua tana; lei, Mrs. Livingstone, chiami il pronto soccorso e  poi informiamo la polizia dell’accaduto.»
Le poche cose che ancora ignoravo, me le spiegò Sherlock Holmes il giorno dopo, mentre consumavamo il lunch insieme. «Come le ho già spiegato», mi disse, «la mia attenzione fu subito attirata dal foro di ventilazione e dal cordone del campanello che pendeva accanto alla scrivania. «Quando scoprii che il cordone per chiamare i collaboratori in realtà non funzionava era un’inutile finzione e che la scrivania di lavoro era stranamente fissata al suolo , mi venne immediatamente il sospetto che quel cordone fosse una specie di ponte per qualcosa che, attraverso il foro di ventilazione, arrivava al tavolo.
Pensai subito a un serpente e, quando seppi che la custode Prudence era da poco tornata dall’India, sentii che ero probabilmente sulla pista giusta. L’idea di usare un veleno assolutamente non rintracciabile con un processo chimico era proprio quella che poteva venire in mente a una persona, che aveva trascorso molti anni in Oriente, a seguito del suo unico figliolo, che doveva nascondersi dall’accusa di furto con cui diversi anni prima Constant l’aveva fatto espellere dalla Fermi High School, costringendolo ad avere continui rifiuti dagli altri istituti scolastici, fino a condurre una vita di espedienti in India, lì dove avevano deciso di cambiare identità e di tornare nella madrepatria.
La signora Prudence era appena tornata insieme al figlio Victor, cambiando il proprio nome grazie a documenti falsi, e grazie al lavoro di custode che aveva ottenuto, proprio nella scuola da cui il figliolo era stato espulso anni prima, era riuscita a trovare una certa normalità. Il figlio non lo conosceva nessuno, poiché trascorreva le mattine al lavoro in officina e si ritirava nell’appartamento vicino alla scuola solo a sera tardi. Ma ahimè, il professor Constant non aveva perduto con gli anni  la sua inesorabile solerzia e, imbattendosi in lui qualche sera fa, aveva riconosciuto Victor e minacciato di smascherarlo e fargli scontare la pena per furto  a cui si era sottratto anni prima. Per cui, madre e figlio escogitano insieme un delitto in cui nessuno di loro potrebbe mai apparire colpevole, poiché si tratta del classico enigma a camera chiusa.
La signora Prudence, in realtà, ha confessato di aver salutato sì, il professore prima di ritirarsi nel suo cottage accanto alla scuola, in cui ha trascorso la notte con un’amica per costituirsi un alibi. Ma prima gli ha servito un tè con una forte dose di oppio, per tenerlo addormentato proprio sulla scrivania della Vicepresidenza. Il figlio di Prudence, al contrario non era conosciuto da nessuno e Scotland Yard non ha fatto domande in proposito. Invece, in India il giovane aveva mostrato notevole abilità nella costruzione di congegni meccanici. Quando ho posto le domande a Prudence, madre e figlio si sono sentiti in pericolo e quando hanno visto noi rientrare, ebbene si, noi tre non siamo sfuggiti al controllo da parte della custode, hanno deciso di eliminarci con lo stesso sistema escogitato per il professor Constant, usando l’invenzione meccanica di Victor”
“ Ho infatti visto nella stanza  una specie di insetto metallico” dissi io, mostrandomi disgustato “ Non lo chiami così, Watson” mi rimproverò Holmes “un giorno potrebbero chiamarlo congegno telecomandato, oppure, chissà, drone
“Un nome così è ridicolo, Holmes, lei lavora troppo di fantasia” mi espressi io, sdegnato.
“Torniamo all’ingegnoso Viktor e alla premeditazione del delitto. Il ragazzo era appassionato di animali esotici e inoltre, dal suo punto di vista, la rapidità con cui il serpente con  veleno del genere avrebbe fatto effetto sarebbe stata un vantaggio. Ci sarebbe voluto un patologo davvero eccezionale per scoprire i due minuscoli forellini lasciati dai denti del serpente. Oppure, un acuto osservatore come me, quando esaminai il corpo presso l’ufficio del coroner. Pensai poi al fischio. Certo, Viktor doveva azionare e far abbassare  il congegno a distanza attraverso la finta grata di areazione su cui viaggiava il serpente, il drone – mi lasci esprimere così modernamente, caro amico – mi prevenne Holmes – e appena commesso il delitto farlo tornare indietro al suo richiamo.  Il rettile poteva mordere o meno la persona mezzo addormentata; la vittima designata poteva magari sfuggire alla morte per un po’ ma, prima o poi, era destinata a morire. «Ero giunto a queste conclusioni prima di entrare nella stanza attigua.. Una volta convinto dell’esattezza della mia teoria, lei sa quali misure ho preso per dimostrarla. Ho sentito, come certo ha sentito anche lei, il sibilo del rettile e immediatamente ho fatto luce e l’ho attaccato.»
«Col risultato di farlo risalire con il drone attraverso il foro.» dissi io sorridendo.
 «E col risultato di scatenarlo contro il suo padrone, nell’altra stanza. Per questo mi ero procurato una fiala di antidoto contro il veleno da rettile. Ora Viktor e sua madre dovranno rispondere  alla giustizia penale di questo terribile e premeditato delitto.»
“ E lei come sempre ha risolto un altro brillante enigma, amico mio. E ha salvato la reputazione  della Fermi High School e di altri giovani studenti che avrebbero potuto essere accusati del delitto”

“ Glielo avevo detto che gli studenti non avevano a che fare con il delitto” Elementare, Watson” sorrise Sherlock Holmes continuando a sorseggiare il suo tè.

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